Il linguaggio segreto: decifrare i primi versi e pianti del tuo bambino

Il linguaggio segreto: decifrare i primi versi e pianti del tuo bambino

Oltre le lacrime: cosa sta realmente cercando di dirti il ​​tuo bambino

Per i neo-genitori, il pianto di un neonato può sembrare un rompicapo ad alto rischio. È fame? Un pannolino sporco? O semplicemente il bisogno di coccole? Sebbene il pianto sia un mezzo di comunicazione primario, il bambino in realtà sta parlando un complesso “linguaggio segreto” molto prima di pronunciare le prime parole. Imparare a decifrare i suoi primi suoni e segnali è uno degli aspetti più gratificanti della genitorialità.

Gli elementi costitutivi del linguaggio infantile

Fin dalla nascita, i neonati sono predisposti a comunicare. I loro suoni si evolvono rapidamente nel primo anno di vita e i ricercatori hanno classificato queste prime vocalizzazioni in fasi distinte:

  • Suoni riflessi (0-2 mesi):  includono pianto, tosse, starnuti e grugniti. Si tratta principalmente di risposte istintive a bisogni fisici o disagio.
  • Tubare e gorgogliare (2-4 mesi):  man mano che il tuo bambino scopre le corde vocali, sarai ricompensato con deliziosi “ooh”, “aah” e dolci gorgoglii, spesso in risposta al tuo sorriso o alla tua voce. Questo è un segno che è felice e coinvolto.
  • Gioco vocale (4-6 mesi):  preparatevi a pernacchie, strilli e ringhi! Questa fase è dedicata alla sperimentazione del volume, dell’intonazione e della sensazione della bocca e della lingua da parte del vostro bambino. È il terreno di allenamento fondamentale per il linguaggio futuro.
  • Balbettio (6+ mesi):  emergono gli iconici “bababa”, “dadada” e “mamama”. Questo balbettio canonico è una tappa fondamentale, perché dimostra che il tuo bambino sta imparando le sillabe specifiche della sua lingua madre.

Una guida rapida ai pianti più comuni

Sebbene ogni bambino sia unico, molti genitori notano degli schemi ricorrenti nel pianto dei loro neonati. Ecco un breve promemoria:

  • Il grido della fame:  spesso un grido breve, basso, ritmico e ripetitivo. Può iniziare come un mormorio fastidioso e aumentare di intensità.
  • Il pianto “Sono a disagio”:  è un pianto lamentoso, nasale e continuo. Potrebbe indicare che il pannolino è bagnato, che ha troppo caldo o troppo freddo, o semplicemente un generale malumore.
  • Il pianto di dolore:  questo pianto è improvviso, forte e lungo, seguito da una lunga pausa mentre il bambino trattiene il respiro, poi un altro lungo e acuto pianto. È inequivocabilmente urgente.
  • Il pianto stanco:  spesso un pianto sommesso e irritato, accompagnato da stropicciamento degli occhi, sbadigli o distogliere lo sguardo. È il loro modo di dire: “Ho bisogno di un posto tranquillo dove dormire”.

Ricorda, lo strumento più importante per decodificare i pianti è  il contesto . Abbina il suono a ciò che accade intorno a loro e a quanto tempo è passato dall’ultima poppata o dal loro ultimo pisolino.

Come rispondere e costruire una connessione

Tu sei la persona preferita del tuo bambino e l’insegnante più importante. Ecco come puoi stimolare le sue capacità comunicative:

  1. Racconta la tua giornata:  “Ora la mamma sta tagliando le carote. Guarda le carote arancioni!” Questa costante esposizione al linguaggio è inestimabile.
  2. Usate il metodo “Servi e Restituisci”:  quando il vostro bambino tuba, ricambiate il tuba. Quando balbetta, fate una pausa e rispondete come se steste conversando. Questo vi insegnerà il fondamentale rispetto del turno nella comunicazione.
  3. Leggi ogni giorno:  non preoccuparti di finire il libro. Indica le immagini, fai suoni divertenti e lascia che accarezzino le pagine. Si tratta di costruire un’associazione positiva con il linguaggio.
  4. Canta canzoni:  il ritmo e la melodia della musica sono accattivanti per il cervello dei bambini. Inoltre, “Itsy Bitsy Spider” non invecchia mai (almeno per loro!).

Abbraccia il viaggio

Non lasciarti prendere troppo da schemi e tempistiche. Ogni bambino cresce al suo ritmo. L’obiettivo non è essere il primo a parlare, ma costruire una relazione forte e coesa in cui il tuo bambino si senta ascoltato e compreso, anche prima di riuscire a pronunciare formalmente le parole.

Qual è stato il suono più sorprendente emesso dal tuo bambino? Raccontaci le tue storie nei commenti qui sotto!

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